Weber: la sociologia come studio
delle azioni sociali
Karl Emil Maximilian Weber (1864 – 1920), benché in vita fosse considerato uno storico ed un economista, l’opera del tedesco può essere letta come il tentativo di superare questa opposizione tra la concezione del pensiero positivista della sociologia ed i nuovi modelli interpretativi che
provenivano dalla cultura tedesca a lui contemporanea.
Buona parte della sua ricerca si concentrò sullo sviluppo del capitalismo moderno. Subì l’influenza di Karl Marx, ma ne criticò molti aspetti: ad esempio, attribuì una minore importanza al conflitto di classe.
Secondo Weber, infatti, le idee e i valori influiscono sulla società allo stesso modo delle condizioni economiche.
Ha introdotto il concetto di azione sociale, che può essere definita come un’azione condivisa con altre persone e destinata a produrre effetti su altre persone. Lo storico classifica queste azioni in quattro diverse tipologie:
- Azione razionale rispetto allo scopo (strumentale)
Avere uno scopo chiaro e organizzare razionalmente i propri mezzi per
conseguirlo, in rapporto alle possibili conseguenze. È tipica dell'agireeconomico.
- Azione razionale rispetto al valore (morale)
L'azione è conforme ai principi di valutazione: agire in base ai valori condivisi restando fedeli
alle idee, senza tenere conto delle conseguenze.
- Azioni tradizionali
Abitudini acquisite. Obbedire a dei riflessi radicati da una lunga pratica senza chiedersi se
esistano altre strade per raggiungere lo stesso scopo.
- Azioni affettive
Azioni di gioia o affetto, non dettate dal fine o dai valori, ma dalle emozioni, dall'umore,
dall'espressione di un bisogno interno.
Il ricercatore elabora un suo modello interpretativo della società attraverso la costruzione di tipi ideali.
L'idealtipo o tipo ideale è una costruzione teorica che in sé contiene i dati storici e contingenti di determinati fenomeni, le cui relazioni e conseguenze sono riconducibili ad un unico modello con il quale è possibile comprendere i tratti essenziali di una realtà storico-sociale.
In breve, è il modello generale e astratto di cui il sociologo si serve per interpretare i meccanismi di una società.
Il tipo ideale funziona quindi come un modello di riferimento rispetto al quale inquadrare i singoli casi che si offrono all’osservazione dello studioso.
Per Weber il progressivo affermarsi nella cultura occidentale della consapevolezza che “tutte le cose possono – in linea di principio – essere dominate dalla ragione”, può essere sintetizzato nel concetto chiave di razionalizzazione.
Il disincantamento del mondo è un processo che l’autore definisce col venir meno degli aspetti magici e religiosi della vita. L’espressione serve allo studioso per accompagnare il concetto chiave di razionalizzazione.
Pareto: l’agire umano tra logica e non-logica
Vilfredo Federico Damaso Pareto (1848 - 1923) era un economista e sociologo che, appena laureato in Economia, partecipò attivamente alla battaglia liberista contro il protezionismo e l'asservimento dello stato a interessi privati.
Secondo il sociologo italiano, nei fatti umani vi sono sempre un nucleo costante e una parte variabile. Il primo è manifestazione di istinti, sentimenti, interessi, ecc. La seconda è costituita da ragionamenti:
- logici, cioè azioni in cui la connessione tra “mezzi e fini”
presente nella mente del soggetto agente ad una
rispondenza oggettiva nella realtà;
- non-logici, cioè azioni in cui questa rispondenza manca.
Pareto da alla prima parte il nome di residuo, alla seconda quella di derivazione.
All’origine dell’azione si trovano i residui, cioè delle predisposizioni di comportamenti selezionati dall’azione congiunta di fattori genetici e di fattori culturali. I residui, cioè gli istinti, le passioni, le emozioni, i sentimenti, non sono direttamente osservabili; sono rivelati dalle derivazioni e dai derivati, ossia dai ragionamenti coi quali si giustificano le azioni e dai sistemi che sistematizzano i ragionamenti.
Sintetizzando il principio di Pareto si può dire, che gli effetti più importanti delle interazioni vanno spesso al di là delle finalità intenzionalmente perseguite dai loro autori; la realtà sociale non può essere compresa unicamente partendo dagli scopi che gli individui perseguono o dai valori in base ai quali orientano il loro agire.
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