martedì 28 aprile 2020

Le attività svolte nel tempo libero

Lezione 1:
Le azioni svolte durante il tempo libero devono essere svolte libere da qualunque tipo frustrazione e pressione.
Esperienze proposte
Scegliere un’attività che dia soddisfazione e pace interiore. 

Lezione 2:
Le azioni svolte nel tempo libero non devono riempire semplicemente gli spazi liberi della giornata, ma devono essere attività che creano intrattenimento, piacere o relax. 
Esperienze proposte
Passare 5-10 minuti riflettendo su cosa si desidera in quel momento e determinare di conseguenza un’attività da svolgere autonomamente per il resto della lezione.

Lezione 3:
Il tempo libero non deve essere connesso ad alte aspettative.
Esperienze proposte
Passate il vostro tempo, magari in compagnia, chiacchierando, scherzando, facendo comunque un’attività che non richieda grandi sforzi o ambizioni e che rispecchia ciò che si ha voglia di fare. 

Lezione 4:
Nel tempo libero non si deve riempire i momenti liberi con attività estremamente ambiziose, che investono un impegno emotivo eccessivo.
Esperienze proposte
Rilassatevi, sdraiatevi. Ascoltate il ritmo del vostro respiro, il battito del vostro cuore, poi alzatevi e cucinate, mettete in ordine, fate qualunque cosa non vi metta tensioni e che possa rendere più bello il vostro tempo libero.

Obiettivo:
L’obiettivo è di imparare a godersi il tempo libero, non come tempo liberato da impegni giornalieri, ma come tempo libero da impegni emotivi.

lunedì 27 aprile 2020

Interazionismo simbolico

L’espressione “sociologia comprendente” si ispira a prospettive sociologiche che condividono l’impostazione weberiana, la quale vede l’azione sociale come oggetto proprio dell’indagine sociologica, e tendono a indirizzare le loro analisi verso fenomeni sociali di grandezza ridotta (microrealtà), come le interazioni quotidiane tra gli individui.

Intorno agli anni Trenta del ‘900 nasce una corrente di pensiero: l’interazionismo simbolico.

L’espressione la si deve al sociologo statunitense Herbert Blumer (1900-1987) che ha definito con precisone gli assunti chiave della prospettiva interazionista in sociologia:
  • gli esseri umani si comportano in base ai significati che le cose hanno per loro
  • questi significati sono il frutto di un processo di interpretazione che si sviluppa nel corso dell’interazione tra le persone.

Pone l'accento sulla creazione dei significati nella vita e nelle azioni umane, sottolineando la natura pluralistica della società, il relativismo culturale e sociale delle norme e delle regole etiche e sociali e la visione del Sé come socialmente strutturato. La teoria si occupa soprattutto dell'interazione sociale che ha luogo nella vita quotidiana della gente e la si può ritenere una teoria microsociologica.


Tempo libero o tempo alienato

Il tempo è una dimensione essenziale e peculiare dell'esperienza umana: il modo di pensarlo, di strutturarlo, di agirlo è tutt’uno con l'esistenza stessa dell'individuo che lo esprime e caratterizza non solo lo stile di vita personale ma anche il modo di essere di un'intera società. 
"Il modo di usare il tempo la dice lunga sulla qualità della vita di una società: non per niente la sociologia ha incominciato subito a interessarsi di questo argomento. Ed è soprattutto il rapporto tra tempo sociale (quello mediante il quale la società organizza le attività degli individui e gestisce quindi il cambiamento) e tempo individuale (quello che gli individui gestiscono in proprio) che determina il livello di soddisfazione delle persone per la vita che conducono.”

Il concetto di “tempo libero” si configura, per usare una terminologia marxiana (prospettiva della scuola di Francoforte) come una vera e propria “ideologia”, cioè una rappresentazione deformata della realtà. Si presenta come la scelta autonoma e incondizionata dell’individuo; si offre, invece, come un sistema di possibilità obbligate già strutturato dalla società secondo esigenze che a ben guardare non gli appartengono. 
Il divertimento, lo svago con cui le persone riempiono il loro tempo libero non sono l’esito di libere scelte personali, ma ulteriori spazi di alienazione e di asservimento al sistema produttivo. Stando alla nostra esperienza attuale, sotto certi aspetti, il tempo libero sembra riprodurre gli stessi ritmi convulsi e stressanti che ci perseguitano quando lavoriamo, ad esempio l’incubo delle code sulle strade delle vacanze, all’ingresso dei parchi divertimento e via dicendo.
Le persone, a volte, hanno grandi aspettative dal fine settimana o dalla vacanza, spesso con il risultato negativo di un’inevitabile delusione, generando stress e malumore. 
Il tema più importante, quindi, è riuscire a sottrarre l’esperienza del tempo libero alle logiche capitalistiche della produzione. Non solo tempo libero nel senso di vuoto da impegni, ma anche tempo liberato in grado di restituire alle persone nuovi spazi e nuove dimensioni dell’esistenza. 

lunedì 20 aprile 2020

Scuola di Francoforte

La cosiddetta “Scuola di Francoforte” indica un gruppo di intellettuali che, a partire dal 1923, si raccolsero intorno all’ “Istituto per la ricerca sociale” e al direttore dell’Istituto Max Horkheimer (1895-1979), creato a Francoforte sul Meno, in Germania.

Con l’avvento del nazismo gli studiosi, tra cui Theodor Adorno (1903-1969) e Herbert Marcuse (1898-1979), furono costretti a lasciare la Germania e rifugiarsi negli Stati Uniti. Quello che caratterizzò l’originalità dell’Istituto fu, indubbiamente, la interdisciplinarità del suo approccio. Gli studiosi, infatti, attraverso l’apporto dell’economia, delle scienze sociali, della filosofia, della psicologia, della musica e della letteratura elaborarono una “teoria critica della società”, detta anche “ricerca sociale” o “filosofia sociale”.

Il programma della Scuola, infatti, si rifece all’elaborazione marxista, ma ne stravolse l’approccio, ripensando le teorie in accordo col mutato contesto storico e culturale. Gli interessi degli studiosi si concentrarono infatti:
- su una riflessione sul “potere” e “l’autorità”, suscitata dall’avvento del regime fascista e di
   quello nazista;
- sulla dimensione fallimentare dell’esperienza del comunismo sovietico;
- sulla natura negativa della moderna società capitalista e tecnologica.

Gli autori della scuola di Francoforte elaborano un’analisi della civiltà industriale avanzata, nella quale, a loro giudizio, nascono nuove e più sottili pratiche di controllo sociale, occultate da quei miti diffusi della democrazia e del benessere con cui il sistema capitalistico si assicura la sopravvivenza e la riproduzione.
Herbert Marcuse in una sua opera rappresenta la società occidentale come una confortevole e ragionevole democrazia orgogliosa di aver sconfitto il bisogno attraverso il progresso economico-tecnologico portando l’uomo alla pura dimensione di consumatore la cui libertà è rappresentata dalla possibilità di scegliere tra prodotti diversi. Libertà peraltro fittizia giacché i bisogni che spingono l’individuo a scegliere un bene sono in realtà indotti.

Domande e risposte (pag. 320):

Qual è l’assunto di base delle teorie del conflitto
- Si intende a prospettive sociologiche accomunante dalla tendenza a evidenziare la
   dimensione della conflittualità e della dimensione all’interno della società, lontane dalla
   concezione tendenzialmente ottimistica dei funzionalisti.
Che cosa sono gli Apparati Ideologici di Stato?
- Secondo Althusser questi apparati sono le strutture come: la scuola, la chiesa, i media e le
   istituzioni culturali in genere.
In opposizione a quale tendenza nascono le sociologie critiche statunitensi?
- Le sociologie critiche statunitensi nascono in opposizione alla tendenza di dare agli Stati Uniti
   l’immagine di un paese libero, democratico, in grado di offrire ad ognuno opportunità di
   crescita e di realizzazione.
In che cosa consiste la prospettiva sociologica elaborata dalla scuola di Francoforte?
- Elaborano un’analisi della civiltà industriale avanzata, nella quale, a loro giudizio, nascono
   nuove e più sottili pratiche di controllo sociale, occultate da quei miti diffusi della democrazia
   e del benessere con cui il sistema capitalistico si assicura la sopravvivenza e la riproduzione.

Le teorie del conflitto



Con l‘espressione teorie del conflitto si intende a prospettive sociologiche accomunante dalla tendenza a evidenziare la dimensione della conflittualità e della dimensione all’interno della società, lontane dalla concezione tendenzialmente ottimistica dei funzionalisti.
Del funzionalismo le teorie del conflitto condividono l’approccio “macrosociologico”, cioè la tendenza a privilegiare come oggetto della loro indagine “le grandi configurazioni sociali”, come ad esempio classi, intere società. Nella convinzione che lo studio di tali realtà sia fondante rispetto all’analisi “microsociologica”, cioè allo studio dei comportamenti e delle relazioni nei contesti sociali quotidiani. 

Le sociologie di ispirazione marxista

Louis Althusser (1918-1990) è stato un sociologo filo-marxiana francese impegnato nelle teorie del conflitto, approfondendo la nozione marxista di “ideologia”. 
Analizzava soprattutto gli apparati sociali di cui gli Stati si servivano per rafforzare e conservare le ideologie che sono funzionali ai rapporti di dominio esistenti. Secondo Althusser questi apparati sono le strutture come: la scuola, la chiesa, i media e le istituzioni culturali. Tali strutture le chiamò “Apparati Ideologici di Stato” (AIS). 
Queste affiancano le agenzie di repressione dello Stato (polizia, prigioni, tribunali) al fine di tramandare le norme e i valori su cui la società si regge e garantirne la sopravvivenza delle strutture socioeconomiche che ne sono il fondamento. 
Le varie teorie di Althusser ebbero una certa influenza negli anni ’70 stimolando altri ricercatori ad ampliare studi sui suoi temi, come ad esempio il rapporto tra scuola e conservazione delle disuguaglianze sociali. 

Uno di questi fu il sociologo francese Pierre Bourdieu, il quale sviluppa un’analisi estremamente critica nei confronti del sistema scolastico. Secondo lui quest’ultimo non tenderebbe a selezionare chi possiede il sapere, ma chi appartiene ad una determinata classe sociale, permettendo quindi solo ai ragazzi che vi appartengono di mettere realmente a profitto, una volta usciti dal percorso scolastico, il proprio titolo di studio.



Le sociologie critiche statunitensi

Negli anni ’50 gli Stati Uniti davano di sé all’opinione pubblica mondiale, l’immagine di un paese libero, democratico, in grado di offrire ad ognuno opportunità di crescita e di realizzazione. Convinti che la realtà fosse ben diversa molti studiosi si affidarono all’analisi sociologica per mettere in luce gli elementi di criticità. Uno di questi fu Robert Lynd (1892-1970), il quale è convinto attraverso i dati raccolti, che l‘economia determini tutti i settori dalla religione alla politica. Questo dato viene accertato dal fatto che gli stessi cittadini statunitensi tendono a criticare all'interno la loro società, che non funziona perché non è democratica. C'è una critica al tipo di organizzazione capitalistica che priva gli individui di ogni libertà e li manipola.

Nello stesso periodo si muove anche lo studioso David Riesman (1909-1002) il quale a suo giudizio si riferisce all'alienazione dell'individuo nella moderna società urbana.

Lo studioso segna il passaggio “dall'epoca della produzione a quella del consumo”, specialmente nella società statunitense, l’emergere dell'uomo “eterodiretto” (other-directed man) o massificato, per il quale il consenso del gruppo sociale di appartenenza è il valore assoluto e il conformismo diviene così l'unico modo di comportamento.

Un altro esponente che ebbe significato nella sociologia critica statunitense fu Charles Wright Mills (1916-1962), che offre un quadro disincantato della società statunitense, dominata dal potere dei grandi gruppi finanziari, militari e industriali, che dettano legge alla stessa politica.


giovedì 9 aprile 2020

Pratiche di consumo: effetto Veblen


Thorstein Veblen, sociologo ed economista classificava i motivi che spingono al

consumo in due categorie:

  • da un lato, vi è, appunto, l’ostentazione di consumi vistosi delle classi superiori;
  • dall’altro, invece, vi è il consumo emulativo, che spinge le classi meno agate al consumo di beni costosi, naturale appannaggio dei cassi più agiate, allo scopo di imitarne lo stile di vita, mettendo in atto una sorta di mimesi sociale.

La tesi di Veblen è tutt’ora attuale nell’ambito del pensiero economico con l’espressione “effetto Veblen”. Si designa quel meccanismo per cui a dispetto delle leggi generale della domanda e dell’offerta, un bene che abbia un prezzo alto può stimolare comunque una domanda elevata, se tale prezzo lo rende adatto a un consumo ostentato.



ORA TOCCA A TE

Sempre riferendomi alle pratiche di consumo e alla centralità che hanno assunto nella nostra esperienza sociale, ho riscontrato altri significati:

Il prezzo maggiore del bene può spingere gli individui a credere ad una maggiore qualità. Di conseguenza un gran numero di acquirenti preferisce spendere di più per lo stesso bene, mirando ad una migliore qualità.


Domande e risposte (pag. 316):


Quale idea accoglie da Durkheim il funzionalismo?
  • Il funzionalismo accoglie da Durkheim l’idea del primato della società come realtà collettiva sulle singole parti che la costituiscono.

In che cosa consiste il modello AGIL di Parsons?
  • Il modello AGIL di Parsons consiste nel fatto che ogni sistema sociale è chiamato a rispondere a quattro punti imperativi, quali: l’adattamento all’ambiente, la definizione dei propri obiettivi, l’integrazione delle parti componenti, la conservazione della propria organizzazione.

Che cosa sono i ruoli e le variabili strutturali per Parsons?
  • Le variabili strutturali sono i vari ruoli in riferimento a determinati parametri, sulla base dei quali è possibile classificare società e culture diverse, mentre i ruoli sono modelli di comportamento regolati da norme e regolati all’espletamento di una funzione.

Perché il funzionalismo di Merton è critico?
  • Merton declina quindi il funzionalismo in direzione di una più accurata analisi di un sistema sociale, accoglierne, accanto agli elementi di organicità e unità, anche i possibili fattori di disfunzione, le dinamiche evolutive e la conseguente relatività dei significati funzionali.

Robert Merton

Robert King Merton (1910-2003) è stato un sociologo statunitense della corrente funzionalista. In opposizione all’idea dei funzionalisti come Parsons di costruire una teoria omnicomprensiva e all’empirismo puro, Merton propone “teorie di medio raggio, così chiamate perché circoscritte a problemi e fenomeni specifici; cioè capaci di porsi in posizione intermedia tra la pura e la semplice descrizione dei dati empirici raccolti e la generalizzazione troppo astratta, incapace di spiegare i contesti sociali osservati.
Secondo Merton, un limite grave dei primi funzionalisti consisteva nel fatto che essi tendevano, al di là dei fatti, a leggere troppa razionalità funzionale nelle pratiche sociali.

Essi, infatti, aderivano a tre presupposti concettuali non condivisi da Merton:
  1. il postulato dell’unità funzionale della società, secondo cui la società è un tutto funzionale e tutte le sue parti sono integrate e ben bilanciate;
  2. il postulato del funzionalismo universale, per cui tutte le pratiche culturali e sociali sono funzionali;
  3. il postulato dell’indispensabilità, per cui esistono prerequisiti funzionali universali per ogni società e solo specifici elementi socioculturali possono soddisfare tali funzioni.
La proposta di Merton per il rilancio del funzionalismo è basata sulla critica dei tre postulati funzionali appena esposti:
Innanzitutto, rispetto al punto 1, egli abbandona la primitiva visione funzionalista secondo cui noi viviamo nel migliore dei mondi possibili: molte pratiche persistono malgrado non abbiano benefici particolari né per i singoli né per la società.
Rispetto al punto 2, l’idea di "società" come totalità è, secondo Merton, fuorviante perché lo stesso elemento sociale può essere funzionale per certi individui, gruppi o sistemi ed essere disfunzionale per altri. 
Infine, rispetto al punto 3, va colto che i resoconti funzionalisti mettono insieme stati soggettivi degli individui e conseguenze oggettive: invece la funzione di una pratica è un effetto osservabile e perciò va distinto dalla motivazione che sottende la pratica.
Merton declina quindi il funzionalismo in direzione di una più accurata analisi di un sistema sociale, accoglierne, accanto agli elementi di organicità e unità, anche i possibili fattori di disfunzione, le dinamiche evolutive e la conseguente relatività dei significati funzionali.

Il funzionalismo


Nell’approccio sociologico del funzionalismo la società è intesa come un insieme di parti interconnesse, nel quale nessuna parte può essere compresa se isolata dalle altre. Si tratta di concepire la società alla stregua di un organismo vivente, i cui componenti si possono descrivere solo illustrando la “funzione” che assolvono nell’organismo stesso. Lo sviluppo di una vera e propria teoria del funzionalismo si può rintracciare nella produzione scientifica di Émile Durkheim, che per primo enuncia l’esigenza di indagare con relazioni significative tra eventi e fenomeni, che non siano riconducibili ad azioni consapevoli. Concretamente, il funzionalismo spiega la società riconoscendo una corrispondenza tra le “strutture che la società stessa si da e i bisogni sociali a cui tali strutture rispondono. 

Talcott Parsons

Talcott Parsons (1902-1979) è stato un sociologo statunitense, il quale produsse una teoria generale per l’analisi della società chiamata “struttural-funzionalista”. 

In quest’ultima sono evidenti i richiami a Durkheim, Weber, all’antropologia culturale, nonché all’antropologia.
Parsons definisce il sistema come un insieme interrelato di parti che è capace di autoregolazione e in cui ogni parte svolge una funzione necessaria alla riproduzione dell’intero sistema. Ogni sistema deve essere in grado di svolgere almeno quattro funzioni (secondo il modello AGIL):
  • Adattamento all’ambiente; il sottosistema che svolge questa funzione è il sottosistema economico.
  • Definizione dei propri obiettivi; il sottosistema che svolge questa funzione è il sottosistema politico.
  • Integrazione delle parti componenti; i sottosistemi che svolgono questa funzione sono il sottosistema giuridico e il sottosistema religioso.
  • Conservazione della propria organizzazione; i sottosistemi che svolgono questa funzione sono il sottosistema della famiglia e il sottosistema della scuola.
In realtà nella visione di Parsons gli individui non sono singole persone, ma persone che svolgono dei ruoli specifici, modelli di comportamento regolati da norme e regolati all’espletamento di una funzione.
Parsons definisce “variabili strutturali” i vari ruoli in riferimento a determinati parametri, sulla base dei quali è possibile classificare società e culture diverse. Essi sono descrivibili nella forma di “coppie di condizioni tra loro alternative”.
Lo studioso ne individua cinque:
  • Particolarismo/universalismo. È la differenza tra il comportamento di un genitore e quello di un giudice. Il primo è ispirato a criteri particolaristici, che magari avvantaggiano il figlio ma non un altro individuo. Il secondo è ispirato a criteri universalistici, le regole che applica valgono per tutti indifferentemente ("la legge è uguale per tutti").
  • Diffusione/specificità. Nel primo caso l'azione è orientata a tener conto di tutti gli aspetti della personalità di chi mi sta davanti, nel secondo l'azione si basa sul ruolo: quando interagisco con un amico tengo conto dell'insieme della sua personalità; quando un commesso interagisce con un cliente tiene conto solo dell'aspetto "cliente" di quell'uomo.
  • Ascrizione/acquisizione. È l'importanza che una società attribuisce a chi ha tratti derivatigli dalla nascita quali colore della pelle o famiglia di provenienza (ascrittivi), oppure per ciò che quell'individuo è stato capace di realizzare nel corso della sua esistenza (tratti acquisitivi).
  • Affettività/neutralità affettiva. La differenza tra sistemi d'azione nei quali vi è una gratificazione affettiva (madre/figlio) o dove le relazioni si basano sul distacco affettivo (funzionario/cliente).
  • Interessi collettivi/interessi privati. Il diverso orientamento nell'agire degli individui; il medico è orientato verso interessi collettivi, l'imprenditore verso interessi privati (il proprio utile).