domenica 22 marzo 2020

Marx e Durkheim


Marx: un’analisi storico-sociologica



Karl Heinrich Marx (1818-1883) è stato un filosofo, economista, politologo, giornalista, politico, sociologo e storico tedesco. L’intento di Marx è quello di realizzare un’analisi globale della realtà e della storia, dalla filosofia all’economia, dando spazio anche ad una precisa concezione della società. Il filosofo lo si può considerare il padre del “materialismo storico”. Per primo definisce tutte le attività umane “sovrastrutture”, le quali dipendono dall’economia (struttura principale). Quest’ultima influenza politica, cultura e tutte le atre espressioni della società umana.

Marx riassume la storia come la lotta delle classi sociali per il dominio economico-sociale tra “servi” e “padroni”; nell’epoca moderna tra proletari e borghesi. Secondo il filosofo è nella natura delle cose, che il proletariato si imponga sulla borghesia ed instauri una dittatura per poter poi giungere ad una società senza classi. Tale concezione di “evoluzione” del capitalismo prende il nome di comunismo.

Marx afferma che in ogni epoca, le idee dominanti sono sempre state solo le idee della classe dominante; questa teoria la sostiene il pensiero dei moderni teorici della borghesia, che considerano la proprietà privata come inscritta nell’ordine naturale delle cose.

Il filosofo chiama ideologia questa rappresentazione sfalsata della realtà, elaborata dai membri di una certa classe sociale per difendere i propri interessi. Il rovesciamento del dominio capitalista, conseguente alla lotta di classe, porta allo smascheramento dell’ideologia borghese e l’acquisizione da parte della classe operaia della consapevolezza (chiamata da Marx “coscienza di classe”) della propria condizione di sfruttamento.

Durkheim: il primato del sociale sull’individuale

Émile Durkheim (1858-1917) fu il primo docente universitario di sociologia a Bordeaux e poi a
Parigi. A differenza di Marx secondo Durkheim i fatti sociali sono l’oggetto della sociologia; per studiare la società e gli individui che la compongono, bisogna partire dal presupposto che la società trascende l’individuo e gli sopravvive. Sull’individuo operano tendenze collettive capaci di guidare le azioni e i pensieri degli individui. Il suo studio più importante è quello sul suicidio nel quale lui identifica il fenomeno delle morti volontarie come un fatto sociale. Il suicidio avviene quando la società rende impossibile per l’individuo sopportare alcune situazioni.

Il suicidio può essere di tre tipi:
-    Il suicidio egoistico (quando l’integrazione sociale è debole);
-    Il suicidio altruistico (quando l’individuo fatica a trovare la propria 
      individualità);
-    Il suicidio anomico – senza leggi – (quando viene meno il potere morale della società di 
     disciplinare le passioni dell’individuo).

Il suicidio, però, può essere prevenuto. Promuovendo, secondo Durkheim, la coesione sociale e rafforzando la conoscenza collettiva della società. Ne possiamo classificare di due tipi:
-    La solidarietà meccanica e tipica delle società preindustriali, fondata sulla somiglianza di 
     tutti gli individui a un tipo sociale unico.
-    La solidarietà organica, fondata sull’interdipendenza tra gli individui differenziati.


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