domenica 22 marzo 2020

Alle origini della sociologia



A partire dalla metà del XIX secolo nasce una nuova scienza: il sapere sociologico si costituisce come “branca scientifica autonoma”. In questo periodo vengono istituite le prime cattedre universitarie della nuova disciplina (1887, Bordeaux) presieduta da Émile Durkheim.

In contemporanea nascono le prime riviste specifiche come l’“America Journal of Sociology” pubblicata negli Stati Uniti nel 1895 e l’“Année Sociologique” nata in Francia nel 1896.

Nel 1892 nasce a Chicago il primo dipartimento di sociologia nella storia dell’università americana; nel periodo precedente la Prima guerra mondiale si afferma un’illustre scuola di pensiero e di ricerca, denominata “Scuola di Chicago”.

Scuola di Chicago

 

La Scuola di Chicago faceva capo a due sociologi: William Thomas (1863 - 1947) e Robert Ezra Park. (1864 - 1944). Essa può considerarsi come la prima grande scuola di sociologia americana. Tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 negli Stati Uniti il fenomeno dell’immigrazione provoca mutamenti importanti nella società nordamericana, che spingono molti sociologi a focalizzarsi su di essi. I problemi ai quali si dedicano Robert Park e gli altri esponenti della Scuola di Chicago sono l’immigrazione, i conflitti interetnici, la disgregazione sociale e la devianza.

La città, Chicago, è il loro oggetto di studio.

L’approccio degli esponenti della Scuola di Chicago è definito come ecologico, in quanto concepisce il comportamento dei gruppi nello spazio urbano sulla base di un modello naturalistico e inoltre pone attenzione ai contesti fisici entro cui si esplica il comportamento.

Una delle opere più importanti di R. E. Park è “La città”.

In tale saggio Park opera un’analisi della vita sociale nella città di Chicago e analizza le varie forme di interazione che si creano tra gli individui. La città per Park è coinvolta nei processi vitali della gente che la compone ed è un prodotto della natura umana.

Egli nota come la divisione del lavoro conseguente all’urbanizzazione abbia creato nuove figure professionali e nuove istituzioni, che sostituiscono le tradizionali relazioni tra le persone (famiglia, vicinato).

Park afferma anche che l’ampiezza della popolazione urbana comporta una grande eterogeneità e l’affermarsi di condotte anticonformiste socialmente più accettate in un contesto cittadino, che in un contesto paesano, in cui verrebbero scoraggiate dalla disapprovazione sociale.

Infine, un altro aspetto che Park considera sono i diversi tipi umani che vivono nella città e che tendono a dare vita a tanti piccoli “mondi sociali”, fisicamente vicini a loro ma culturalmente distanti.

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