martedì 14 gennaio 2020

La dimensione culturale della malattia



La parola “etno” indica l’ambito di ricerca dell’antropologia che cerca di chiarire quale relazione esista tra le conoscenze naturali ed i contesti sociali e culturali in cui vengono elaborate.

L’approccio etnologico alle forme del sapere scientifico è che le elaborazioni cognitive sono culturalmente situate: le interpretazioni dei fenomeni naturali ed i modi di curare le malattie possono variare in relazione agli ambienti sociali in cui sono stati prodotti.

Nella cura delle malattie, le società tribali o tradizionali si accostano alla diagnosi ed alla terapia dei disturbi del corpo differenti da quelli in uso nella medicina occidentali (guaritori, sciamani). Lo studio etnologico delle malattie mentali dall’etnopsichiatria o psichiatria transculturale, che coinvolge antropologi e psicologi clinici, studia i disturbi psicologici nelle diverse culture, analizzando il ruolo del contesto culturale nella manifestazione dei sintomi, cercando di capire in che modo il disturbo è interpretato nelle società.

Durante il periodo coloniale, fondato su informazioni indirette (testimonianze di viaggiatori), gli studiosi erano convinti che i popoli tribali non fossero affetti da disturbi mentali, in quanto immuni dagli stress della vita moderna.

In seguito a ricerche condotte sul campo, si è dimostrato l’esistenza di disturbi come la sindrome schizofrenica o stati depressivi, portando alla conoscenza dei cosiddetti “disturbi etnici”. Questi sono patologie del comportamento che compaiono presso un popolo e che non trovano riscontro in altre culture.

Alcuni di questi disturbi sono ancora oggi conosciuti grazie a numerosi studi:



·         Il Latah è un disturbo caratterizzato dalla ripetizione automatica di parole, azioni fatte da altri, talora con accompagnamento di parole oscene. I sofferenti sono individui particolarmente impressionabili e soggetti ad azioni incontrollate a stimoli improvvisi ed inaspettati.


 ·         L'Amok è una tipica sindrome malese, in cui un uomo si ritiene offeso comporta un suo periodo di isolamento, al termine del quale rientra nel villaggio furibondo e si mette a correre all’impazzata, colpendo alla cieca chiunque incontri.



  ·         Il Windibo, o Windigo, è diffuso tra gli indiani della foresta subartica e canadese e consiste nel timore panico di trasformarsi in un Windibo, un gigantesco spirito cannibale fatto di ghiaccio. Può essere interpretato come la forma tradizionale in cui si esprime una paura collettiva, quella di essere mangiati.


  ·         La sindrome di Cane Pazzo è un modo di reintegrazione nel gruppo di un giovane guerriero che ha perso l’onore e causato conflitti e squilibri all’interno della sua comunità.





                                 Riassumendo schematicamente quanto detto:




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